The bars are temples but the pearls ain't free
Abbinamento consigliato: Chateau Mouton-Rotschild, Pauillac, 1990
Sunday, April 30, 2006The bars are temples but the pearls ain't free
Abbinamento consigliato: Chateau Mouton-Rotschild, Pauillac, 1990 Saturday, April 29, 2006Pigliarla mortale a primavera
Abbinamento consigliato: Barbaresco GAJA Costa Russi 1989 o in alternativa (è sabato...) Dom Ruinart Blanc De Blancs 1990 Thursday, April 27, 2006Usi e abusi
In occasione del workshop “Alcohol Prevention Day” organizzato dall’Istituto superiore di sanità, l’Organizzazione mondiale della sanità e la Società italiana di alcologia, l’Istat diffonde per la prima volta informazioni sulle quantità di alcol consumate quotidianamente dalla popolazione di 11 anni e più, sui comportamenti a rischio, l’assunzione di alcol fuori pasto, il binge drinking e il consumo in età precoce. Cliccate qui per leggere il rapporto in .pdf (o tasto destro e "Salva oggetto con nome" per salvarlo) Abbinamento consigliato: Amarone della Valpolicella Classico D.O.C. Punta di Villa, Mazzi, 2000 Latte e formaggi, please
Leggo appena sveglio sul Corriere che, a causa dell'incremento del consumo di latte e formaggi nella dieta quotidiana, alle cinesi sta progressivamente crescendo il seno. Vorrei che l'UNHCR paracadutasse tonnellate di taleggi, formaggini e latte UHT sulle campagne cinesi. Sperando che diventino tutte così (cliccate, please): Tuesday, April 25, 2006Milano da Bere
E’ stato un weekend significativo, signori miei. Questa volte lo stile erasmino si è perduto disinvolto nei ricordi di periodi diversi, ma che nelle nostre teste finiscono per sovrapporsi senza soluzione di continuità. Svegliarsi at lunchtime in luoghi ogni giorno diversi, treni polverosi e occhiali da sole, la faccia che fino al tramonto resta un urlo munchiano, ma che alla sera sboccia in un ghigno soddisfatto. Che fossero fiori di zucca ripieni o tortelloni sfiziosi, fino ai più semplici spaghetti appena arrossati di pomodoro, tutto si è sposato come ci si attendeva con le nostre coscienze e con l’azzardata elaborazione di ciò che non vuole diventare storia vecchia. Da rifare, senza dubbio. Abbiamo battuto i Navigli fino a tarda notte, qualcuno è caduto qui, qualcun altro al centro di una rotonda a Settimo Milanese, ma in fondo a questo punto ci eravamo arrivati tutti, venerdì. Il bilancio finale vede quindi qualche ferito epatico lieve, ma tutti si sono riportati a casa. Poi, ovviamente, l’immagine che più sintetizza il tutto resta questa, che però, la mattina dopo, tende sempre a tramutarsi vagamente… Abbinamento consigliato: Tuvaoes, Vermentino di Sardegna, Cherchi, 2004 Locale da visitare: Polpetta D.O.C. Caffé, Via Eustachi, 8 - Milano Sul libro della vergogna e altroMi scuso per la lunga assenza, ma sono tornato in Italia, poi sono tornato a Parigi, poi ho avuto la febbre, poi sto scrivendo una tesi che non ho voglia di scrivere, poi la Sorbona ha riaperto dopo 1 mese e mezzo che era chiusa e allora, per ieri, mi è toccato preparare in quattro e quattr'otto una presentazione in classe. E poi, dimenticavo, lavoro. La prova è che vi scrivo dal lavoro. Tutto questo per dire cosa? Niente. Per drammatizzare un po'. Per giustificarmi. Per scacciare il senso di colpa. Perché abbiamo tutti bisogno di trovare una scusa capace di affievolire il senso di colpa che, inesorabile, surgit quando non ottemperiamo ai nostri piccoli e grandi doveri. Dipende dall'educazione cattolica che abbiamo ricevuto, mi dicono dalla regia. Scrivo anche per complimentarmi con l'ideatore di questo blog, nella fattispecie per la scansione di un prezioso documento dall'alto valore affettivo, ma al tempo stesso per sollecitarlo ad attuare alcune modifiche, relative proprio al documento appena menzionato, che a parer mio migliorerebbero significativamente la fruibilità di questo spazio. In fondo si tratta di due modifiche semplici semplici (almeno per un esperto informatico quale il gestore): 1. Restuituire il libro della vergogna alla sua versione integrale e quindi affiancare ad ogni frase il nome di colui che l'ha pronunciata (in fondo un nome di battesimo o un soprannome non dicono niente e poi si tratta o no di un blog autoreferenziale?). Vogliamo i nomi!!! 2. Creare una specie di testo a fronte a lato della scansione, in modo da rendere chiaro il contenuto manoscritto dell'opera (alcuni messaggi sono illeggibili). Vista la mia poca confidenza nei confronti del mezzo tecnologico, propongo che sia l'ideatore stesso del blog, ovviamente, ad apportare le modifiche appena suggerite, anche se sarebbe più giusto dire ordinate visto che il mio è un ordine e non un suggerimento. Io sono da sempre un fautore del dialogo e credo fermamente che la discussione rappresenti un importante momento di crescita; al tempo stesso so anche dove abitano i vostri cari per cui fate un po' voi. Dal momento che non sono a casa non ho foto da allegare e l'unica colonna sonora qui dentro è questa cazzo di fotocopiatrice che pare non voglia saperne di chetarsi. Per cui fatemi andare, ché ho un sacco di cose da fare e vi ho già concesso troppo tempo, razza di perdigiorno! Il Libro della Vergogna (2)
Sempre nella stessa direzione, quella dell'origine e dei ricordi, eccovi la seconda tranche di pagine del libro della vergogna... L'ottava... La nona... La decima.. L'undicesima... La dodicesima... La tredicesima... La quattordicesima... e, last but not least, la quindicesima. A più tardi per gli aggiornamenti sul weekend milanese... Abbinamento consigliato: Barbaresco Docg, Produttori del Barbaresco, 2002 Friday, April 21, 2006Il Libro della Vergogna
Ebbene, come promesso, e senza troppi commenti, eccovi le prime 7 pagine (addirittura) del libro della vergogna, nel senso che c'è davvero da vergognarsi a leggerlo ora a mente fredda... Confesso di essermi leggermente commosso, ogni tanto, e vi capiterà quando posterò le ultime pagine, quelle del 17 maggio 2002... Anyway, bando alle ciance, divertitevi: La prima... La seconda... La terza... La quarta... La quinta... La sesta... La settima. No comment. Abbinamento consigliato: Faustino VII, Rioja, 2002 (una cassa) Thursday, April 20, 2006Scandisco
Dopo aver lavorato un po’ sulla struttura del blog (oltre al layout, che si vede, adesso abbiamo anche un tot di spazio su un altro server su cui posterò immagini, suoni, files etc.) mi sembra il caso di scrivervi qualche riga. Innanzitutto non so se avete notato l’assoluta sciccheria dell’immagine di Founders in trasparenza nel banner in cima alla pagina (tanto per vantarmi un po’). Mi sembra riporti tutto all’origine. Ed a proposito di origine mi è tornato in mano, dopo una tortuosa – e vi assicuro polverosa – ricerca, un certo quaderno, su cui nella FW243 si usavan scrivere tutte le cazzate che ci passavano per la testa. Ebbene, quei fogli sono qui vicino a me. Bella carrambata, eh. Ora, la settimana prossima, o nel weekend, li scandisco e li posto qui, depurati ovviamente da nomi incriminanti, visto che per The Cripple fare causa è un hobby. Intanto vi riporto qualche chicca, provate voi a ricordare/indovinare i nomi dei protagonisti: XXX: “Leon Klinghoffer!” XXX: “…se è settanta chili è Romario…” XXX: “…perché parli così male di Cristina D’Avena? Che è, la tu sorella, la tu fica? Allora dammi il numero che l’anfamo!” XXX (parlando di Ciro dei Neri per Caso): “… Ciro è da prendere e mettere in un Mc Donald’s e dirgli: tòh, ora ingozzati fino alla morte!” Il resto quando avrò scandito e postato le diverse pagine. Domani è venerdì, la serata si preannuncia difficile, ho già sentito sibilare nei bar qualche dichiarazione di guerra. Se non bastasse, sabato sera vado a Milano a visitare l’infame che non ha ancora scritto una parola in questa sede, e che se ne torna a Vienna dopo aver fatto il proprio dovere di elettore... Nel frattempo, un cordiale Take Care! Abbinamento consigliato: Livio Felluga “Terre Alte” 1999, Colli Orientali del Friuli Monday, April 17, 2006Finestre Aperte
Anche per questa volta ci siamo levati la pasqua dalle scatole, e da adesso è tutta una tirata fino alle ferie estive. Che - seppur solo parzialmente - sono per il sottoscritto ancora da decidere. Trovando agghiacciante la prospettiva di una squallida gita fuori porta, con tanto di rientro simil-pecorone in colonna fino a casa, ho deciso qualche giorno fa di organizzare la pasquetta in maniera molto più godereccia, evitando tutte le rotture di scatole: - sveglia ore 12.30 (con postumi della serata pasquale tutto sommato limitati) - apertura delle finestre per simulare l'effetto fuori porta - connessione a Jazz FM e regolazione del volume onde non essere aggredito dai vicini - apertura del frigo (preventivamente rimpinzato) e preparazione del pranzetto, ovvero Vol-au-vent con Asparagi, Crepes agli Asparagi e Prosciutto (pronte da ieri), Arrosto con le Cipolle (idem, questo per essere sicuro di essere inutilizzabile causa digestione per l'intero pomeriggio). Niente dessert. Il tutto accompagnato da un ottimo Gavi D.o.c.g. di Montobbio (2004) e da un Rosso di Montalcino di Castello Banfi (2002). A questo punto la giornata era - come previsto - segnata, e dopo un film ed un meritato abbiocco (che per un tot si sono in effetti sovrapposti) mi sono riavvicinato al frigo per la cena, composta questa volta da: - Trenette con il pesto (fatto in casa) - Involtini alla menta. Il tutto accompagnato dagli ultimi due bicchieri del Rosso di Montalcino non sacrificato a pranzo. Caffé, un napoleon di Hennessy V.S.O.P. e una sigaretta. Fumata sul balcone, guardando l'allegra coda di scatolette di metallo ferme in autostrada, per il rientro. Son soddisfazioni. Abbinamento consigliato: Picolit, Rodaro, 2003 Saturday, April 15, 2006La Canzoncina riflessivaE' sabato, sono più o meno in fase preparatoria per andare a mettere a ferro e fuoco la provincia italiana. Ora, di solito con l'ultima sigaretta (quella riflessiva) prima di uscire di casa ascolto una canzoncina, tanto per dare il la alla serata. Quest'oggi la voglio condividere con voi, visto che da quando ho scoperto il Casto Divo temo che non potrò esimermi dall'acquistare il CD. Abbinamento consigliato: Veuve Cliquot Ponsardin La Grande Dame 1995, Magnum Friday, April 14, 2006Bi oilgokhgui baina
Sarà forse questa insopportabile atmosfera pasquale, ma è da almeno una settimana che ho voglia di andare a fare un giro con voi ad Ulan Bator. Lo so, lo so, non ha pressochè alcun senso, ma trovo che sarebbe piuttosto cool (anzi, cool people my ass) una nostra avventura mongola (le battute sulle nostre avventure mongoloidi ve le potete anche tenere). Quindi, direi che ci si trova a Ulan Bator, al Moneytrain Disco Club, all'angolo di Durvun Zam, diciamo sabato prossimo alle 22.30? Sarò quello vestito da tenerone. Abbinamento consigliato: Barbera d'Asti "Bricco dell'Uccellone" 2001 Monday, April 10, 2006Live from Beijing (2)
Andare a ballare a Pechino riserva simpatiche sorprese. Spieghi al buon tassista dove vuoi andare, accompagnato da un francese in condizioni alcoliche imbarazzanti già a mezzanotte, e – non ci crederete – il buon tassista ti porta esattamente dove volevi. Evidentemente non è di Pechino, ma di Poppi. Ripresoti dallo shock, scaricato il collega d’oltralpe e trascinatolo alla porta, paghi il terribile biglietto d’accesso (30 RMB, circa 3 €) e cerchi di capire da dove si entri. Perdi il francese, spinto dall’esperienza lo cerchi in bagno, et voilà le mec. Trovi l’entrata, lo spingi dentro ed è una bolgia infernale. Passano 10 secondi, la musica cambia e ti sparano una spaventosa versione techno-trance di Un’estate al mare a volume illegale, in italiano. E diventi Jerry Calà, dentro. Invece il francese diviene Jerry Calà, fuori. Raggiunto il bancone la bolgia si infittisce. Non ho ancora ordinato che qualcuno mi spegne una sigaretta sul braccio. Chiaramente è il francese, che oscilla tremendamente e viste le condizioni ha già dato confidenza ad una notissima peripatetica sino-mongola. Ascolto per 5 minuti la pseudo-conversazione, in cui lei gli fa proposte chiare e dettagliate, e lui non capisce una parola. Poi lo trascino al secondo piano, dove dovrebbe esserci una saletta con musica meno assordante, per cercare di capire se è ancora in grado di parlare senza sbavare. Trovo la sala, sento che in fondo parla ancora decentemente, e decido, con la collaborazione del barista, di stenderlo per farmi quattro risate. Io bevo fantastici shot di thé cinese, lui Chivas. Al quinto thé/Chivas, vado in bagno. Vista la bolgia ci metto 20 minuti, torno e lo trovo con in braccio una ragazza di Urumqi che sembra pericolosamente minorenne e sotto i flash delle psichedeliche assomiglia a mio zio, però khazako. Nel frattempo ordino una bottiglia di Moskovskaya (in Cina si pronuncia uodkà), la faccio pagare al francese con motivazioni stocastiche e lo libero dello zio di Urumqi, fra le sue proteste. Finita la uodkà, fatta chiusura, veniamo fisicamente scopati fuori dal locale, nel parcheggio c’è il solito mercato, fermiamo il più ubriaco che troviamo e gli chiediamo dove si può andare, è svedese, e lavora qui per un importante gruppo di cui non farò il nome, ci ferma un taxi, parla col tassista e ci spedisce verso una destinazione indefinita con un biascicato trust me! Finiamo in una strada laterale a San Li Tun, in un locale conciato da ex fumeria d’oppio (l’ex è piuttosto eufemistico, anyway), ci informiamo a che ora chiudono, e ci dicono che non chiudono, ma che verso le 10 del mattino fanno pulizia e ci toccherà alzare i piedi mentre lavano i pavimenti. Il francese vacilla alla notizia, ma è ancora piuttosto in forma. Ci sediamo con un fotografo freelance statunitense ed un corrispondente di Le Monde, e finisce a tarallucci e vino. Solo che non essendovi i tarallucci, tocca farne a meno. Dannazione. Alle 9.45 del mattino, dopo aver sottratto il francese ad un branco di laotiane di dubbissimi costumi cui lui aveva inopinatamente offerto da bere, ce ne andiamo, non prima di esserci seduti in un bar sulla strada (sulla cui igiene si potrebbe scrivere molto) a mangiare barbecue coreano. Per questa volta evito la zuppa di cane, non vorrei appesantirmi, ma il francese è senza ritegno e si mangia anche quella. Poi si addormenta in taxi. Arriviamo in albergo, il taxi si ferma e lui non si sveglia. Resisto (a fatica) alla tentazione di dare al tassista 500 RMB e chiedergli di portare il francese cento chilometri fuori da Pechino, in campagna, e scaricarlo su una strada sterrata. Lo sveglio gridandogli alouette, gentil alouette nell’orecchio. Lobby, ascensore, chiave, letto. Svengo. Abbinamento consigliato: Lagrein Dunkel Abtei Riserva '99 - Cantina Convento Muri - Gries Live from Beijing
I tassisti di Pechino guidano veloce, chiusi nella loro gabbia di plexiglas e metallo indefinito, per tenerli separati dai passeggeri, sai mai che siano pericolosi. I tassisti di Pechino leggono con attenzione il bigliettino con l'indirizzo scritto in cinese, che gli porgi speranzoso, annuiscono e poi ti portano da un'altra parte, perchè in realtà non hanno capito. Il dubbio ti viene quando ti accorgi che il bigliettino lo leggono al contrario, e per quanto ignorante sia, gli ideogrammi hanno un loro sopra ed un loro sotto. I tassisti di Pechino si perdono per andare a Carrefour o Walmart, forse è comprensibile, ma perdersi andando a piazza Tien An Men (sopra) lo è un po' meno. Però il tassimetro funziona sempre, e ti fa automaticamente la ricevuta a fine corsa - come in Italia, insomma. I tassisti di Pechino ti portano in giro alle 5 del mattino con la musica a tutto volume, cassette di pop di una qualche girl-band di Shangai, e ti lasciano da un'altra parte. Non solo rispetto a dove avresti voluto andare, ma rispetto al mondo. Da un'altra parte in senso assoluto. E quasi sempre a un chilometro di distanza dal primo english speaker. I tassisti di Pechino non hanno dubbi. Però si fermano in mezzo alla tangenziale all'ora di punta, scavalcano le barriere di cemento e chiedono la strada a qualcuno sulla corsia opposta. Qualcuno che, non serve quasi dirlo, indica sempre la direzione da cui sei arrivato. I tassisti di Pechino, se gli chiedi di portati all'hotel Ramada, ti portano al Renaissance. Si fermano di fronte all'entrata, ti sorridono felici e ti indicano la scritta dicendoti "La-ma-da". E tu dici "Bù, Le-na-sance". Ti sorridono ancora e ti dicono "La-ma-da?". Allora li ringrazi, paghi, scendi, entri nella hall del Renaissance e chiedi al concierge di chiamarti un taxi per il Ramada. I tassisti di Pechino non conoscono le strade, gli hotel o gli indirizzi. Ma conoscono la vita, loro e degli altri, da buoni osservatori privilegiati. Quando ti sorridono dietro il plexiglas dopo averti abbandonato in mezzo alla tangenziale con le luci del taxi spente sono quasi teneri. Poi ti dicono "OK, mister", e ti portano da un'altra parte. Abbinamento consigliato: 2003 Clos Des Papes Chateauneuf-Du-Pape Thursday, April 06, 2006Live from Paris - Take OneRispondo presente all'appelo, vincendo la mia riluttanza a partecipare ad un blog, in primo luogo perché si tratta di fare qualcosa insieme a voi due e in secondo luogo perché ho molto apprezzato il principio di autoreferenzialità alla base del progetto, di contro all'imperante showing off che caratterizza la comunità dei blog. Inizialmente volevo aspettare e scrivere domenica il mio primo post in modo da rispettare la linea editoriale e corrispondere da un aeroporto, ma poi ho pensato che Orly fa un po' cacare come aeroporto e che come debutto non sarebbe stato molto dignitoso e allora vi scrivo dal computer di casa mia, comodo comodo, dopo aver appena rischiato di mandare a fuoco la cucina in seguito ad un esprimento culinario quantomai azzardato (petto di pollo.. eh vabbè mi sono distratto). Immagino che da un Live from Paris ci si aspettino notizie da Parigi, ma in realtà non è che ci sia molto da dire. Qua va tutto comme d'hab, scioperi, treni bloccati perché i manifestanti sono sui binari, università occupate, le solite cose insomma. Domani ultimo giorno lavorativo e poi domenica rientrerò in patria per dare il mio contributo alla disputa elettorale più triste degli ultimi anni. Se penso che io torno da Parigi per votare e che ancora ci sono italiani che vivono in Italia e che sono "indecisi"... io proporrei di togliergli il diritto di voto. Se uno a questo punto non sa per chi votare è giusto che non voti, così non rischia di fare danni. Per lunedì sera si prospettano quindi due possibili scenari: 1) Se va come dico io, la piglio mortale. 2) Se va in quell'altro modo, inizio le pratiche per prendere la cittadinanza francese, alla faccia di chi dice che queste elezioni "non sono poi così importanti". Ovvia, mi sembra che come primo post possa bastare, vado a scrivere un altro pezzettino di tesi. A bientot les gars. Bande sonore: Tom Waits - Hoist that rag Wednesday, April 05, 2006On the way to Beijing
Che gli aeroporti siano un non-luogo per definizione non l'ha certo scoperto il sottoscritto. Mi sembra però possano diventare un luogo, una volta fatta l'abitudine a viaggi frequenti. Non luoghi diversi, ma un luogo unico, solo in spazi e tempi da definire. Chiunque viaggi spesso ha i suoi aeroporti preferiti, dove un'attesa di qualche ora - purchè preventivata - non è un fastidio, ma una sorta di piacevole intermezzo, quasi si fosse nel salotto di casa. Sono quelle piccole o grandi lounge internazionali in cui si finisce per vedere sempre le stesse facce, perchè alla fine vai a berti una birra sempre nello stesso posto, e dopo qualche tempo il barista ti riconosce, o perchè attacchi bottone con qualcuno che ci passa spesso, e finite per ridarvi appuntamento qualche settimana dopo. Capita spesso, c'è anche chi si innamora della ragazza che lavora al bar del'aeroporto, e finisce per prevedere itinerari piuttosto fantasiosi nei viaggi successivi... l'ultima che ho sentito? Venezia-Ankara via Amsterdam, che mi sembra una bestemmia geografica... Però forse, a ben vedere, la moretta che lavora nel ristorante al secondo piano di Amsterdam Schiphol (quello in stile pseudo-marinaro, per capirci) potrebbe anche essere una buona giustificazione, volendo. Per ora sono "on the way to Beijing", se tutto va come previsto fra circa 16 ore sarò nella capitale della People's Republic of China. Arriverà anche il primo Live from Beijing, non vi preoccupate (come se lo foste, peraltro). Abbinamento consigliato: Bellavista, Franciacorta Docg Grand Cuveè Brut 1999 Saturday, April 01, 2006Autoreferenziale
Questo è un blog autoreferenziale. Una tutto sommato economica terapia di gruppo. Per iniziare sarà il contenitore dei pensieri di tre persone, che verranno a sapere da queste righe di essere state scelte. Uno vive a Parigi, e dice di lavorare. Un altro vive a Vienna, e apparentemente studia. Il terzo sta scrivendo queste righe, e sarà il corrispondente dagli altri posti. Gli aeroporti, principalmente. Ecco perchè a destra non c'è il profilo: vorrei si formasse riga per riga, la nostra incoerente immagine condivisa. Perchè autoreferenziale? Perchè scriveremo degli affari nostri, senza sentire l'obbligo di dare spiegazioni né di esplicitare riferimenti. Quando citeremo The Narrow, The Bold o The Cripple sarà per nostro diletto, per sollazzarci e goderci qualche ricordo. Certo non è escluso che qualche frase comprensibile ci scappi, ma cercheremo di evitarlo, per quanto possibile. E' un inizio, un modo di ridare vita e fiato ad un progetto che è arenato da un po' tra le sabbie del poco tempo disponibile, degli studi, della carriera e - diciamocelo pure - di qualche bicchiere di troppo. Ma solo qualche. Nei prossimi giorni (il tempo di sistemare qualche dettaglio tecnico) altre parole, ben più armoniose e qualificate, seguiranno alle mie. A tra poco, per i primi Live from Paris e Live from Wien. |