Boris Jelzin ist tot
Un uomo, uno statista, e soprattutto un signor alcolizzato .
E' in questi momenti che ti rendi conto di quanto ti possa dare la Vod(a)ka.
L'orticello, ovvero Chi ben comincia è a metà dell'opera
"E’, dunque, del tutto naturale che un grande partito riformista, quale vuole essere il PD, trovi collocazione là dove si riuniscono le altre forze riformiste europee, che nella stragrande maggioranza sono socialiste e socialdemocratiche. E’ evidente che il Partito Democratico ha una sua specifica e peculiare identità di partito riformista plurale, che nasce per contribuire ad una più larga unità del riformismo europeo. Ma proprio in funzione di questo obiettivo è necessario un rapporto forte e strutturato con il Pse. Se si ha l’ambizione di unire il riformismo europeo, non si può eludere il rapporto organico con quella famiglia socialista che ne rappresenta il 90%. D’altra parte, di ciò sono consapevoli gli amici della Margherita che non a caso pongono la questione della collocazione europea del PD in termini diversi da un anno fa, quando sembrava prevalere la suggestione di dar vita ad una famiglia democratica europea che si aggiungesse alle famiglie politiche esistenti.Oggi invece si riconosce che l’obiettivo di realizzare un campo riformista più ampio va perseguito "insieme al Pse"."
Piero Fassino, Firenze, IV Congresso Nazionale dei DS, 19 aprile 2007
"La nostra linea è semplice: l’ingresso nel PSE è impossibile per la Margherita e sarebbe una riduzione delle opportunità, non una crescita, anche per il Partito Democratico."
Francesco Rutelli, Roma, II Congresso Nazionale DL-Margherita, 20 aprile 2007
Un intervento, quello di Nanni Moretti, che ha paradossalmente più senso oggi, col centro-sinistra al governo e il Partito Democratico in cantiere, che nel 2002.
Notizie da Monaco
Ricevo ancora da Erasmino, alle prese con una connessione ballerina, ed inoltro. Bene, Compagno Segretario (et aliter), ecco il post che avevo promesso. Non e’ arrivato durante le vacanze pasquali, ma poiche’ nessun sottoscrittore di questo blog tiene particolarmente alle feste comandate, non credo sia un fattore determinante.
Qualche giorno a casa e sono gia’ tornato in Baviera. Ieri, per l’esattezza, perdendomi una giornata splendida e rientrando nella mia attuale residenza gia’ nella tarda mattinata. Ed ho sorpreso – manco a dirlo – i soliti noti (che non essendo tornati a casa avevano a disposizione l’intero palazzo) durante un’impegnativa sessione di wake and bake. Alla quale mi sono unito con una moderazione che normalmente non mi contraddistingue.
Ma d’altra parte dovevo svolgere i miei compiti per casa e soprattutto ancora smaltire del tutto la toppa mortale di sabato sera, quando ho potuto godere della compagnia di ti_prendo_ti_prendo_ti_prendo_PAM. E Compagno Segretario sa bene quanta forza mi sia stata necessaria per uscirne al meglio. Ho cantato vittoria, comunque, dimostrandomi di avere ancora qualche carta (la luna nera?) da spendere.
Per il resto la situazione faiga in loco appare in fase di stallo. Queste vacanze (che qui sono di un paio di settimane, cosi’ per gradire) hanno spezzato il ritmo ed il fatto di avere lezione ogni mattina poco dopo le 8 riduce le mie possibilita’ di tigerpuligheddare in giro per la citta’. Quindi prospettiva venerdi’ e sabato sera. Ma nelle prossime due settimane (surprise!) mi godro’ non uno ma due giorni liberi pro Woche, il che rendera’ pa(l)pabili ben quattro notti alla settimana. Ed allora sara’ il momento del Sommo Zitrone.
Come rapidamente accennato qualche post fa le possibilita’ non mancano, e le delineerei as follows:
- la Svizzera semi-pa(l)pabile: nulla di particolare, ma e’ simpatica (termine pesante), ha le tette grosse e parla un italiano maccheronico, ideale per i momenti di toppa fastidiosa. Con un paio di birre da litro e’ carina, con quattro e’ figa, con sei non so, ma provero’ molto presto. Ovviamente le birre le devi bere tu, non lei, sebbene un paio si possano anche offrire.
- la Giapponese 18enne: carina, giovane, non parla pressoche’ nessun idioma precisamente intepretabile. E’ poiche’ il mio vocabolario nipponico si limita a “Io mi chiamo Erasmino”, “Ti amo”, “Posacenere” e “Pistacchio” credo di avere ottime possibilita’ (storicamente il colpaccio e’ riuscito anche con meno...) Il fatto che la settimana scorsa l’abbia incrociata nei corridoi vestita da Pucca depone decisamente a suo favore.
- la Turca (ideale per la battute del cazzozo): in realta’ non mi piace ma la sto frequentando per poi dire all’Irakeno (che e’ cotto di lei), offrimi da bere tutta la sera e te la lascio. Mossa prettamente alcolica e di contorno, questa. Billig.
- la Porcellona Autoctona: fidanzata con un italiano con i capelli lunghi che sembra uscito da Panarea (the movie), non e’ neppure da prendere in considerazione in quanto amica dello spacciatore di zona e pertanto capace di spuntare prezzi al di sotto della media di mercato.
- The Finest Piece of Ass Ever: simpatico soprannome internazionale (e quindi cool) della ragazza albanese con il miglior culo del circondario. Pero’ ai suoi amici (guardie del corpo?) manca davvero solo uno Zodiac attaccato al gancio traino della macchina. In questo caso va mantenuto un profilo bassissimo sperando a) nella botta di culo del millennio b) in un impeto di pieta’. Mal che vada si potrebbe comprare un Kalashnikov per quattro dinari.
Ci sarebbe poi una Coreana che sembra Mark Lenders di Holly&Benji e che mi fa il filo, ma preferirei non parlarne, almeno per ora.
Al di fuori di questo microcosmo l’offerta e’ ampia e variegata, ma qualche settimana e’ davvero poco per prendere il giro giusto, salvo cosette di una mezza sera. Che valgono come un momento di onanismo, con la differenza che la mano del sottoscritto e’ quantomai piu’ delicata.
Avrei anche un’indigena sottomano, tipica panterona 35enne che vende vini e si sbronza con piacere, ma devo ancora realizzare esattamente come muovermi. L’ultima volta sono entrato a gamba tesa (senza offrire parastinchi) ma ho rischiato di infortunarmi e porre fine per sempre alla mia carriera, quindi credo usero’ maggiore cautela di qui in avanti.
Chiedo venia (e mi dolgo) per gli aggiornamenti saltuari, ma sto tenendo un ritmo di studio piuttosto alto, che mi compiace parecchio, e poi – insomma – devo anche tentare qualche materassata, no?
Vi voglio bene, se foste qui potrebbimo... vorrebbimo... PAM PAM PAM!
MFG
La Genesi
Per festeggiare il primo anniversario di questo blog, ecco come tutto ebbe inizio.“Compagni!”, urlava Erasmino dall’alto del podio di rosso vestito, “compagni, è ora di smetterla con quest’assistenzialismo che fa sembrare concessioni i nostri sacri diritti”, mentre sotto la folla lo osannava a pugno chiuso. “Compagni… compagni… non applaudite me, vi prego, io non sono altro che la misera baionetta manovrata dall’abile mano…”, e così facendo si voltò maestosamente e adorante verso la platea, “… del Compagno segretario!”. La folla si aprì fluidamente, 1000 bambini gelosamente scelti nelle scuole di tutto il Paese da attente e indottrinate maestre corsero a formare un emiciclo… ehmmm… un semicerchio sul palco, sventolando 999 plastici Kalashnikov verso la folla (un bambino si era mutilato in un fallito attentato contro il 49° presidente degli Stati Uniti, doveva partecipare per questioni di propaganda). Il corridoio lasciato fra la folla dalla corsa dei bambini venne riempito da 100 vergini vestite da operaio FIAT del 1972, che da 100 cestini intessuti a mano da contadino pavese classe 1953 lanciavano lungo il sentiero manciate e manciate della più pura bamba colombiana, ben ordinata in un milione di anonime bustine di plastica, come richiedeva il Segretario in persona: che si droghino ma con dignità. Ebbene fu su questo tappeto di plastica che poggiarono i piedi del Segretario mentre si appropinquava al palco, la giacca che pareva cucita dall’ascella al gomito, una mano drammaticamente affetta da sudorazione acre fluviale, l’altra disidratata da ventidue minuti, il volto rilassato in una paresi nervosa e sorridente, e il fastidioso tic di inumidirsi continuamente le narici dopo essersi leccato le punte di indice e pollice. Salì attentamente sul palco, slalomando fra i gradini di marmo, raggiunse maestoso il microfono al centro del palco evitando una finta palma in maniera disperata e proferì parola: “Compagni… compagni… sulle note dell’Inno Rivoluzionario dichiaro ufficialmente aperto il I° Congresso del Partito Comunista dell’Unione delle Università di Londra!”. Il boato della folla e il frinire delle bandiere (ebbene sì, al momento il Compagno Segretario le sentiva frinire piuttosto chiaramente) coprì le note di Break on through dei Doors, l’unico complesso che avesse mai strappato una lacrima al Compagno Segretario. Avessero visto questo tutti gli avversari politici che li deridevano dicendo che PCULU era un nome del cazzo per un Partito; certo, insomma, era un po’ cacofonico, ma il compagno Segretario aveva risolto l’arcano pontifican…. ehmmm…. stalinizzando che fin dalla notte dei tempi in India i sostantivi pculu e cacofonish erano appartenuti alla stessa radice linguistica, quindi era normale che fosse così e noi ignoranti non dovevamo stupirci, o avremmo offeso i Compagni indiani. Lo disse alle 3.43 del mattino un centinaio di giorni prima che quel palco venisse montato, in quella che doveva divenire la sede del PCULU, la common room. Il martedì sera appariva nei programmi di Erasmino come tanti altri insulsi martedì, aperitivo, sontuosissima cena alla dining hall, qualche drink a Crossland, intervallati da una corretta quantità di joints, e poi tutti alla common room, l’unico posto per fumatori in cui si poteva fare una festa. O finire di fumare e ubriacarsi, ovvio. In pratica uguale al sabato sera, solo che di solito per le serate del weekend si faceva la doccia e si cercava anche di importunare qualche pulzella che aveva la sventura di incrociare la strada del nostro eroe e dei suoi cavalieri. Insomma, quel pomeriggio proprio nulla lasciava intravedere l’ingresso della spirale di avvenimenti e personaggi a metà, né tipi né figure, che avrebbe risucchiato Erasmino verso la perdizione. L’orologio della North Tower aveva appena battuto il quarto tocco, che Erasmino appoggiò dolcemente il libro sulla scrivania, depose ordinatamente le penne nell’astuccio rubato a sua sorella, e decise di rollarsi una canna. Però gli rompeva un po’ fumare da solo, poi gli veniva la risata da iena a denti stretti per mezzora e non aveva nessuno con cui dividerla. Se il bussare alla porta gli fece balenare in mente la speranza che Allah gli avesse mandato un altro profeta a fargli compagnia, tornò in pochi secondi coi piedi a terra quando la faccia di Lavacchi spuntò dall’angolo della porta. “Lavacchi non fuma”, bestemmiò Erasmino a denti stretti. “Ok, innominato, mi hai mandato qualcuno da compagnia, ma porco ### l’unico che non fuma? Ma allora sei stronzo!”. Quando però dopo pochi secondi il cellulare di Lavacchi trillò, Erasmino capì che non poteva essere una coincidenza. “Pronto? Ah, ciao Samuel…”. Samuel? Cazzo, Samuel fumava! Strappò il telefonino a Lavacchi e chiese a Samuel se gli andava una canna. “Sono lì fra dieci minuti”. “Ok, a dopo”. Lavacchi se ne andò verso una lezione mentre Erasmino si metteva comodo e rollava aspettando Samuel. 3 minuti e 18 secondi dopo Samuel entrava, stabilendo il nuovo record sulla tratta Athlone-Founders in assetto da stoned: barba rigorosamente lunga, cappotto con collo di pelo tipo ufficiale NKVD a Stalingrado, maglione comprato ad Arezzo Wave 1999 da uno che glielo aveva spacciato con voce concitata per “caduto da un camion, te lo faccio a metà prezzo”, occhio spiritato e pupilla dilatata. Sedette sulla poltrona di plastica rosa mentre Erasmino crollava dolcemente su quella blu, e accolse la sigaretta simpatica che gli veniva passata con un compostissimo cenno del capo di stampo ottocentesco, alla Di Rudinì. Tirò con profondità ma senza avidità, da professionista, chiuse un momento gli occhi, si passò la lingua sul palato e si produsse in un “L’è bona, l’è bona”. Il ghiaccio era rotto. Il fatto era che Erasmino con Samuel non ci aveva mai fumato, quindi non sapeva a quali dosi era abituato, insomma, per farla breve aveva rollato un cannone terrificante per non rischiare di fare brutta figura. E cominciava a salire. Un quarto d’ora dopo i due erano già amici per la pelle, si erano scambiati i numeri di telefono delle rispettive sorelle, avevano fatto pesantissimi apprezzamenti su tutte le conoscenze in comune di sesso femminile e avevano attaccato un’altra canna. Alle sei la situazione era già tragica: i due avevano ufficialmente deciso che l’avrebbero “presa mortale” e che avrebbero seguito Raspini nelle sue avventure mirate a mettere le mani addosso a qualche ragazza. Qualsiasi, bastava fosse figa o avesse qualcosa di interessante (statisticamente il sostantivo “tette” e l’aggettivo “grosse” ricorrevano nel 68% delle occasioni, ed erano quindi due pilastri del raspiniano vocabolario). Alle 6 e 10, nella località più epaticamente pericolosa dell’intero campus che risponde al nome di Crossland, i due scoprirono la reciproca passione per le doppie vodke fatte scivolare in gola con nonchalance. L’amicizia era ormai nata quando Samuel disse qualcosa che alle orecchie di Erasmino suonò vagamente garantista-sinistrorso. “Ma non sarai mica comunista???”, quasi urlò con aria autoritaria. Samuel avrebbe potuto saltargli addosso, dargli uno schiaffo e una lezione di classe urlando “mio nonno ha già fatto i conti con tuo nonno cinquant’anni fa”, ma più pacatamente si limitò ad alzare con fierezza entrambi i pugni rispondendo: “Comunista così!!!”. Erasmino e Samuel si squadrarono per alcuni lunghissimi secondi, intensi occhi fissi sull’avversario, smorfia da iena che fiuta una carcassa. Avevano entrambi le visioni. Erasmino si vedeva a difendere Omaha Beach dall’invasore anglo-americano, MP40 impugnata a tracolla e una capacità mai acquisita di urlare ordini in bavarese e portare un’uniforme. Samuel invece stava sventolando da alcuni minuti falce e martello in cima al Reichstag all’aprirsi dell’ultimo maggio dell’ultima guerra, le gote rigate dalle lacrime. Si incrociarono per caso in una visione nella foresta, Samuel faceva Robin Hood ed Erasmino la guardia a cavallo del Re che lo inseguiva – poche frecce scoccate, un ferito lieve. Si ritrovarono sette minuti dopo, di nuovo in questo mondo, con due vodke in mano. E decisero che in fondo nessuno aveva palle di litigare, bisognava evitare discussioni politiche sulla Repubblica antifascista. Se la giocarono a pari e dispari, Erasmino perse, e fu così che gli toccò diventare comunista. Compagno Ufficiale Politico, detto anche Compagno Alcool, affiancava Compagno Segretario nel formare il governo in esilio dall’Italia berlusconiana. Ovviamente, il nostro si era legato alla linea unica del Partito, giacobinamente decisa dal Compagno Segretario, che prevedeva quella rigorosissima dieta a base di alcool e droghe che dava al Compagno Segretario stesso la lucidità lebowskiana necessaria a gestire la Sezione. Erasmino tentò di protestare per ottenere delle deroghe, citò a precedente il Trattato di Nizza e i periodi di assestamento previsti per i nuovi Paesi ammessi nell’UE, ma il Segretario non volle sentire scuse, lo accusò di socialfascismo e lo costrinse a ingollare una tripla vodka tanto per essere sicuro che avesse capito l’antifona.
Spuntò dal nulla, insidioso come uno scoiattolo albino su uno sfondo niveo, e li salutò con una delle sue frasi preferite: “Ue’, drogati! Avete visto quella lì nell’angolo, quella con i jeans fashionpaura e la borsetta di coccodrillo? Ma voi di fighe non capite un cazzo, testine, quella c’avrà’ un payback altino, ma deve avere un ROI della madonna… e poi mi manca secca una per il martedì sera nella gestione del mio portafoglio figa… perché al giorno d’oggi se non diversifichi sei un bauscia. Ue’, a proposito, ma tu ce l’hai la figa pivot o no??? ”. Non ci fu bisogno di dire altro, i due compagni si guardarono per un attimo e decisero che quello era un obiettivo da conquistare. Avevano appena individuato il futuro tesoriere del Partito, andava solo indottrinato, perché anche Gianni non brillava in quanto ad ortodossia bolscevica. Fu questione di ore prima che accettasse dopo 24 mesi di voluta astinenza un tiro di erba, fu poi questione di minuti prima che chiedesse chi ne rollava un’altra, e fu alla fine della serata che se ne uscì con l’affermazione che lo avrebbe segnato: “Ue’ figa, sono rientrato nel tunnel!”. Era nato Compagno Tunnel, Economista e Arbore – nome quest’ultimo che si era meritato ammettendo di aver suonato il clarinetto nella banda del paese per dodici lunghissimi anni. Un po’ come nel Mago di Oz, un altro relitto della società si era unito alla loro carovana – un signor relitto, senza dubbio alcuno. Il curriculum del Compagno Tunnel non lasciava spazio a malintesi, e negli ambienti nord-lombardi e ticinesi era ben conosciuto per la sua innata propensione alla criminalità che accostava, con naturalezza, ad una totale assenza di remore morali. Dal suo ufficio sul retro del Number One gestiva un’organizzazione che controllava il commercio di motocoltivatori elaborati per gare clandestine e alcuni, poco chiari, scambi di prigionieri al confine fra le due Coree. L’unico settore da cui latitava era la prostituzione – a 17 anni la polizia aveva fatto irruzione in camera sua all’alba, e sotto lo sguardo esterrefatto dei suoi genitori, Gianni era riuscito a mangiare due quaderni e mezzo (uno a quadri, uno e mezzo a righe) prima che un agente lo schiacciasse a terra in manette. Dai pochi appunti ancora integri e da alcune radiografie, le forze dell’ordine ebbero la conferma che dalla sua linda cameretta il giovine gestiva all’incirca una trentina di prostitute nigeriane attive nella zona di Chiasso. Così stroncato nella sua carriera di protettore quand’era ancora un virgulto, non si riprese mai più dallo shock. Lo stesso accadde ad alcuni abitanti di Chiasso. Allineava con orgoglio sul muro dietro la sua scrivania le immagini della sua ascesa da self-made man: Tunnel con Reagan e la Thatcher, Tunnel fa le corna ad una riunione dei ministri degli esteri dell’UE, Tunnel consegna il Nobel a madre Teresa di Calcutta, Tunnel in Porsche con Arafat fra due tanks israeliani sulle alture del Golan, Tunnel e Soros ubriachi al Moulin Rouge, Tunnel e Barney dei Simpson, Tunnel con Pablo Escobar, Agnelli e Maradona, Tunnel con Andreotti, Riina, Baudo, Gheddafi e un dirigente dell’Itavia – la foto a cui era più affezionato. Non si facciano strane idee i nostri lettori, era un bravo ragazzo in fondo, ma quando uno studia in Svizzera non è che lo si possa riprendere perché si droga e tende a gestire le sue attività con una contabilità che vorremmo definire allegra. Sedevano dunque alla common room, riflettendo sui problemi del mondo e su come trovare tre fighe per la serata, confrontando la linea di Tunnel “Ue’, io ‘sta roba non la tratto, ma posso fare un paio di telefonate se non avete perversioni particolari, drogati”, con quella del Segretario “Non inietteremo ulteriori capitali nel sistema capitalista, ormai prossimo al crollo”, quando una voce profonda li fece sobbalzare. Erasmino si svegliò di soprassalto, destato dal torpore in cui era caduto durante la discussione sulla figa (sosteneva segretamente Tunnel, ma si asteneva dal votare ufficialmente perché sperava di fare carriera), una figura imponente uscì da un angolo in cui sedeva da chissà quanto e disse semplicemente: “Comrade Secretary, Comrade Alcool and Comrade Tunnel, I suppose…”, consegnando una lettera a Compagno Segretario. La aprì trattenendo il respiro, la lesse senza mostrare un emozione e fece segno al nuovo arrivato di sedere. Questi sedette, la ventiquattrore di pelle nera appoggiata sul tavolo di fronte a sé, lungo cappotto di panno e camicia ben inamidata, un curioso paio di manette a forma di scoiattolo a legargli la valigetta al polso. “Vorrei che dessimo il benvenuto a Compagno Alduzzo”, scandì solenne il Compagno Segretario, “inviatoci dal Partito Comunista Italiano con congratulazioni ed una strategia”. Seguì un applauso appena sfiorato per non attrarre l’attenzione sui quattro, che si immersero nella conversazione lasciando che la realtà circostante sfumasse davanti ai loro occhi. Raspini appoggiò il memorandum sul tavolo e lo spinse con l’indice verso il Compagno Segretario che gli sedeva di fronte, Tunnel ed Erasmino in silenzio ai suoi fianchi. Si accese una sigaretta con un cerino, alla vecchia maniera, lo faceva sentire più duro nei momenti importanti, si alzò e si diresse verso la finestra della stanza di Erasmino. Soffiò il fumo contro il vetro e si voltò, appoggiando la schiena al davanzale. “Se ho capito bene quello che mi avete fatto leggere”, iniziò, “voi dovreste diventare il più grande Partito Comunista d’Europa nel giro di sei mesi…”. Guardando i tre personaggi davanti a lui, alzò il sopracciglio destro con aria scettica, lo rimise a posto con un fugace gesto della mano, gli si incastrava spesso quando era nervoso, e tacque ancora. Tirò dalla sigaretta, nel frattempo Erasmino si accese una Camel Light, Tunnel una Marlboro Light e il Segretario una canna (fumava sigarette solo in occasioni davvero speciali), le pietrine degli accendini poterono scalfire il silenzio solo per un attimo. Poi la coltre si richiuse: “Io cosa ci guadagno?”. Toccò al Segretario rispondere. Gli uscì una frase a dir poco farraginosa, in cui riuscì a coniugare ignobilmente i termini gloria, Storia, avanguardia del proletariato, mostro capitalista, Castro, kulaki e topa, l’ultima risorsa. Sebbene Raspini avesse mostrato la sua sensibilità curvando le labbra alla parola Castro, fu il sorriso da premier che sfoggiò di fronte alla conclusione del Segretario che confermò ai quattro di averlo quasi conquistato: “Mmmhhh...”, toccandosi l’attaccatura del naso, “… quanti soldi abbiamo?”. Erasmino passò a Tunnel la valigetta cromata che fino ad allora era stata posata fra le sue gambe, sotto il tavolo. Tunnel la posò solennemente di fronte a Raspini, la girò e fece per far scattare la serratura. Chiusa. Frugò in tutte le tasche prima di tirare fuori la chiave giusta e aprire la serratura, mentre il Segretario sussurrava ringhiando: “...drogato!”. Raspini annuì, e la valigetta tornò sotto il tavolo. “Se facciamo a modo mio vi assicuro gli stessi risultati, ma in tre mesi.” I tre si guardarono e il Segretario tese la mano a Raspini. Quando la riappoggiò sul tavolo Raspini era entrato a completare il Politburo del Partito, con l’invidiabile titolo di Compagno Molesto. La strategia raspiniana per la conquista del potere si fondava sulla sua lunghissima esperienza come attento conoscitore delle dinamiche olistiche omnicomprensive di una sociologia planetaria comparata. Si diceva fosse stato folgorato dal tema durante una lezione del suo primo anno di Università, quando l’insopportabile ripetizione del nome delle sei figlie del suo professore gli era penetrato nel cervello come un mantra. Non ne era più uscito. Da quell’anno lontano, quando c’era da affrontare un problema, applicava una routine consolidata, che non lo aveva mai tradito. Se Roberto Baggio e Richard Gere si immergevano nel buddhismo, Raspini e Briatore avevano scoperto un metodo molto più terreno ma altrettanto efficace: si ubriacavano e si scopavano una bella figa. Immancabilmente l’idea giusta affiorava alla mente, così , eureka! Ebbene, l’uso che Raspini fece di una piccola parte dei fondi disponibili fu l’investimento più redditizio da quando la United Fruit Company si era comprata il Centro-America: in una società individualistica ed imitativa come quella britannica, il nostro comprò le ventuno persone più socialmente ambite del Troyal Holloway e le fece aderire pubblicamente al Partito. Nell’ordine dalla tessera n° 5 alla 25, le sei strafighe più irraggiungibili del campus, chiamate unanimemente le sei sorelle; i cinque spacciatori con redditi mensili superiori alle 8.000 sterline; i quattro membri più prestanti e corteggiati della squadra di rugby, quelli che quando uscivano da una lezione erano aspettati da almeno quattro ragazze a testa, tutte ochissime, biondissime e bellissime; tre membri della Security della Students’ Union; due della Security di Founders e quel bastardo con una sorta di Ape Cross che va in giro per il campus sghignazzando e “clampando” tutte le macchine parcheggiate fuori posto. Una lobby clamorosa. Le prime venticinque tessere erano dunque state stampate ed assegnate, e fu da quel momento che, senza rendersene conto, la situazione cominciò a sfuggire loro di mano. Raddoppiare e arrivare a cinquanta tesserati fu questione di un pomeriggio; il fatto che una certa Nathalie si fosse vantata allo Stumble Inn della sua bella tessera colorata - nessuno le aveva ancora spiegato cosa fosse, e lei non aveva proprio trovato il tempo di leggerla, con tutte le cose che aveva da fare - aveva portato ulteriori iscrizioni, e la voce falsamente messa in giro da Tunnel di cospicui sconti su tutte le droghe per i membri del Partito li aveva sommersi di applications. Le richieste del Principal e del Dean of Students si posarono sulla scrivania del Compagno Segretario sempre grazie al Compagno Tunnel, che aveva organizzato un piccolo ricatto ad entrambi a causa di alcune umane debolezze che avevano dimostrato. Beh, certo, loro avevano idee ben diverse a dire la verità, ma gli steccati dell’ideologia che dividono regimi e paesi non arrivano sul letto, dove tutti gli uomini sono uguali. Nelle strade la dinamite, nelle coscienze le idee, nel letto la passione: forze dirompenti, se usate senza scrupoli. E di fronte ai progressi iniziali, nessuno se la sentiva di mettere scrupoli davanti al futuro. Tanto meno Erasmino, che iniziava a mostrarsi sempre meno tollerante quanto a ortodossia bolscevica. Fu per questo motivo che i membri del Politburo decisero di onorare il Compagno Alcool con la guida della polizia politica del Partito. Non che ne servisse ancora una, ma visto il trend degli iscritti si prevedevano le prime necessarie esecuzioni nel giro di un paio di settimane. Erasmino cominciò quindi a farsi accompagnare per il college da una dozzina di soldati lettoni con il fucile a bracciarm, giorno e notte. Pianificare, eseguire, valutare. Compagno Molesto lasciava ormai raramente il suo ufficio, si era fatto trasferire nella North Tower come premio per la rapidità con cui la sua strategia aveva consegnato loro il potere, le notti chino sulla sua scrivania: Maracaibo, rhum e cocaina per turni di lavoro di diciotto ore. E poi gli parlavano delle “tventacinqve ove”, ‘fanculo! Il Compagno Segretario - fra un comizio e l’altro - cominciò a far costruire un distributore di benzina al centro del north quad dopo aver fatto spostare in una discarica poco fuori Manchester la statua della Regina Vittoria che occupava lo spazio necessario. A cosa servisse lo si capì la settimana successiva, quando lo studente Presidente della Conservative Society vi venne trovato impiccato per i piedi dopo essere stato trucidato. Erasmino si reputava un professionista e a lui era sembrata una scena da macelleria rusticana, ma ormai si erano spinti un po’ troppo in là per potersi fermare. Il Primo Maggio si avvicinava e in fondo tutti e quattro sapevano che l’idea di una giustizia giusta era potuta germogliare solo nella testa di un anarchico.
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