(Poco) Onorevole Mussolini
Ieri sera scorrendo con il telecomando capito su France 2 e m'imbatto in una faccia conosciuta: Alessandra Mussolini (con risp. parl.).
Dopo una prima reazione di stupore - "What the f**k?"- e una seconda un po' più viscerale - "Troia!" - la curiosità prende il sopravvento: "Fammi vedere come parla francese la nipote del duce". Sfortunatamente la parlamentare europea non spiccica una parola di francese, per cui la divulgazione del suo pensiero era nell'occasione affidata alla traduzione di un'interprete (e non all'interpretazione di una traduttrice, cosa quanto mai pericolosa nella fattispecie).
L'onorevole era ospite di una trasmissione abbastanza mediocre, una via di mezzo fra Alda D'Eusanio e Maria De Filippi, e l'argomento della serata era "Filles et fils de... : sont-ils des privilégiés ?", dove per Fille et fils de s'intende figli di persone conosciute e non figli di passeggiatrici originarie del sud-est asiatico. In studio quindi, numerosi rappresentanti di dinastie più o meno di successo, con la paladina dell'italianità in Europa al fianco di un giovane un po' abbronzato, come direbbe Calderoli, che altri non era se non il nipote di Bokassa.
Tanto per fugare ogni dubbio, dico subito che la Mussolini in Francia è uguale alla Mussolini in Italia: ugualmente ignorante, arrogante, maleducata, caciarona e con la brutta abitudine d'interrompere continuamente i suoi interlocutori, in particolare quando questi chiamavano "dittatore" suo nonno e non "capo di stato" come lei avrebbe preferito; per finire, Alessandra non ha fatto mancare la solita rivendicazione orgogliosa delle proprie radici fasciste, tipica di ogni sua apparizione televisiva. Di fronte all'insofferenza e alla coda di paglia della leader di Alternativa Sociale, i francesi in studio, che ancora rosicano per la Coppa del Mondo e sono inveleniti dal Pallone d'Oro a Cannavaro, hanno avuto buon gioco ed hanno potuto sfogare le loro frustrazioni calcistiche ridicolizzando la nostra connazionale.
Così, ad esempio, buona parte degli ospiti che le rivolgevano la parola introducevano il loro discorso con un "ça doit être pas facile de porter votre nom" o con un "votre nom c'est bien lourd à porter" e la Mussolini giù a spiegare che per lei non era affatto difficile portare quel cognome, che non se ne vergognava e che, anzi, ne era fiera. Oppure le veniva ricordata l'infelice battuta "Meglio fascista che frocio". Oppure, quando la Mussolini ha detto che la sua famiglia non aveva ucciso nessuno, un ospite ha sarcasticamente osservato: "Ce soir on va réécrire l'histoire", mentre un altro, meno propenso all'ironia, le ha risposto: "Vous devriez relire quelques livres d'histoire". La serata si è presto trasformata in un tiro al bersaglio nei confronti della povera Alessandra - alimentato, va detto, dal suo tipico atteggiamento indisponente - alla quale l'interprete ha risparmiato qualche figura di merda supplementare, evitando di tradurre alcuni suoi propositi che con un francesismo definiremo "alla cazzo".
Il programma si è infine concluso con la requisitoria dei due avvocati - caratteristica della trasmissione - e qui le cose si sono un po' confuse. Sì perché anche l'avvocato difensore del campo al quale apparteneva la Mussolini si è messo a prenderla per il culo, chiedendo perché nessun discendente di Hitler fosse presente in studio e sostenendo che la posizione della Mussolini era "plutôt ridicule". Per non parlare dell'avvocato del campo avverso, che non ha esitato a definire "surréaliste" la presenza in studio di Alessandra e di fronte alle interruzioni e alle proteste della Mussolini ha chiosato con un dannunziano "Votre sang parle mieux que vous".
Ma perché questo post? E soprattutto, quali conclusioni si possono eventualmente trarre da questa vicenda?
La prima conclusione è quella più immediata e riguarda proprio Alessandra Mussolini. Dal momento che non è nata ieri e che si tratta di una donna di quasi 45 anni dovrebbe perlomeno sospettare che il mondo non è un enorme Porta a Porta e che non tutti sono disposti a cucirle addosso trasmissioni in cui si mostra come nonno Benito fosse un marito attento e un buon padre di famiglia. L'età e l'esperienza, nel caso l'intelligenza facesse difetto, dovrebbero suggerirle che il suo caso rappresenta una delle tante anomalie italiane e che difficilmente altrove potrebbe fare sfoggio del suo orgoglio fascista invece di mantenere un profilo basso e chiedere scusa agli italiani un giorno sì e l'altro pure: non ci sono Hitler nel Parlamento tedesco, come non ci sono Franco in quello spagnolo e Pétain in quello francese ("Ma la Mussolini è al Parlamento Europeo, mica in quello italiano", interviene il saputello in fondo alla classe. Dai, ci siamo capiti).
Una seconda osservazione è un po' più generale e concerne l'immagine dell'Italia all'estero: fortunatamente non accade spesso, ma ogni volta che personaggi di questo calibro fanno una comparsata in uno schermo straniero la reputazione dell'Italia e degli italiani subisce un duro colpo.
L'ultima questione che questo episodio illustra è quella riguardante fascismo e antifascismo, un dibattito sterile che in Italia è ben lungi dall'essere risolto - come dimostrano i successi di Pansa - e che perciò inquina all'origine la natura democratica e le basi della Repubblica. Negli ultimi cinque o sei anni, guardacaso, una formula ha iniziato ad imporsi allorché si cerca di affrontare la diatriba fascisti-antifascisti o partigiani-repubblichini, una formula che annienta qualsiasi tentativo di approfondimento: "I morti sono tutti uguali. Diverse sono le ragioni per le quali essi sono morti e su questo bisogna fare le dovute distinzioni". Questa formula, originata credo da un intervevento infelice di Ciampi nel 2001, è diventata una sorta di mantra, un luogo comune simile a quello che indica Fini e D'Alema come i politici più capaci dello stivale. Bruno Vespa, tanto per citarne uno, la ripete spesso. Ovviamente come la maggioranza delle frasi fatte si tratta di una stronzata e in realtà non vuole dire niente, però le parole sono importanti e possono essere estremamente viscide, per cui è meglio stare attenti.
Comunque i morti non sono tutti uguali, manco per il cazzo.
Assez. Adesso scappo perché su TF1 stanno intervistando la mia nuova pornostar preferita, Clara Morgane.
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