Ricchi premi e couillons
Al termine di questo interessante e movimentato periodo era mia intenzione premiare alcuni protagonisti che hanno contribuito, appunto, a rendere il periodo interessante e movimentato (le introduzioni non sono mai state il mio forte).
Premio "Ponzio Pilato".
Attribuito ex-aequo alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja per la sentenza sul massacro di Srebrenica e al tribunale militare di La Spezia che ha assolto Herbert Hantschk per la strage di San Polo.
Premio "Marchese del Grillo".
Qui non c'è partita e l'amministrazione statunitense si fregia di questo importante riconoscimento per almeno tre recenti episodi:
a) La probabilissima mancata estradizione di Mario Lozano, il soldato americano che ha ucciso Nicola Calipari.
b) La probabilissima mancata estradizione dei 26 funzionari CIA responsabili del rapimento di Abu Omar.
c) Il rifiuto a rinunciare alle bombe a grappolo, come proposto dalla Conferenza internazionale riunitasi ad Oslo a fine febbraio.
Premio "Giornalismo scomodo" (fu Premio "Giornalismo, cane da guardia del Potere").
Attribuito ex-aequo a Repubblica e Corriere per questa notizia (con tanto di servizio fotografico) che da due giorni nobilita la prima pagina on-line dei due maggiori quotidiani nazionali.
Premio "Vieillesse gâteuse" (fu Premio "Ma non muori mai?").
Attribuito ex-aequo a Jean-Marie Le Pen e a Giulio Andreotti per i loro propositi nei confronti degli omosessuali. Fra l'altro il primo ha l'aggravante di essere fascista e il secondo quella di essere un ex-mafioso (che bello poter dare del mafioso ad Andreotti con il conforto della Cassazione).
Premio "The Smartest Guy in the Room".
All'inossidabile Massimo D'Alema, che con il pragmatismo da grande statista che lo contraddistingue ha causato una crisi di governo sull'Afghanistan, paese che l'80% dei cittadini italiani non sa neanche trovare sulla cartina (e il cui nome pone seri problemi di pronuncia ad alcuni parlamentari nostrani). Tutto questo perché, ufficialmente, alcuni dissidenti non sono riusciti a cogliere il carattere di discontinuità (?) della sua politica estera rispetto a quella del governo precedente. La sua coraggiosa e drammatica presa di posizione - "o accettate la MIA politica estera o ANDIAMO tutti a casa" - è rivelatrice del protagonismo, dell'arroganza e dell'ignoranza (anche istituzionale, in questo caso) tipici di uno che inizia Filosofia alla Normale di Pisa e non arriva in fondo.
Fossi stato Prodi avrei obbligato alle dimissioni il mio Ministro degli Esteri, ma io non sono Prodi e in fondo anche al Presidente del Consiglio la crisi non faceva schifo: la sua leadership ora è più forte, D'Alema è un alleato e non un cane sciolto pronto a cospirare (cfr. ottobre 1998) e la sinistra radicale (?) è ridotta al silenzio per il resto della legislatura. Mission Accomplished.
(Personalmente trovo che D'Alema sia sopravvalutato, lo dice la sua carriera politica e lo dice l'emorragia di voti che caratterizza i DS da qualche tempo: Occhetto si dimise da segretario nel '94 col 20%, l'attuale presidente del partito non passa il 18% dal 1996. La spiegazione più probabile è che dopo diversi anni gli elettori di sinistra si siano accorti dell'equivoco ed abbiano capito che D'Alema non è un uomo di sinistra.)
P.S.: Dopo i recenti avvenimenti sopra illustrati il Comitato organizzativo ha deciso di ribattezzare il Premio "The Smartest Guy in the Room". Il nuovo nome scelto è "Premio D'Alema".
4 Comments:
The Smartest GAY è un lapsus freudiano?
Il fatto che tu abbia titolato (riguardo a D'Alema) The smartest Gay... invece di The smartest Guy... ha già rallegrato il mio lunedì mattina.
Ecchepalle! Tutti professori d'inglese stamattina!
Comunque ho corretto.
Lesson number one. The cat is on the table. The dog is under the table. But...where the fuck did I put my weed?
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