Riflessioni presuntuose
Ripensavo alla presunzione d'innocenza.
E poi ripensavo alla rapidità con la quale i maggiori quotidiani nazionali hanno fatto di Azouz Marzouk un pluriomicida, senza uno straccio di prova, solo perché un tunisino indultato che ammazza la moglie, il figlio, la suocera e una vicina di casa è una notizia troppo golosa per perdere tempo a verificarne la veridicità.
Ripensavo anche che quando è un politico ad essere condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, più due anni di libertà vigilata, interdizione perpetua dai pubblici uffici e risarcimento danni di 70.000 euro alle parti civili, sarà doveroso aspettare il giudizio definitivo della cassazione prima di poterlo chiamare mafioso e comunque, anche nel caso venisse appurata definitivamente la sua "partecipazione all'associazione per delinquere" Cosa Nostra, sarà preferibile parlare di assoluzione qualora il reato passi in prescrizione grazie alla lentezza esasperante del sistema giudiziario italiano.
Così ho pensato che la presunzione d'innocenza forse non è un principio universale ma un concetto bizzarro, mutevole, che magari un giorno può valere e l'altro no.
E ho pensato anche che la parola informazione, a parte rari casi, non vuol dire più niente.
E questo è ciò che è sgorgato spontaneamente dalla mia bocca:
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